Tutti i racconti by Flannery O’Connor

Tutti i racconti by Flannery O’Connor

autore:Flannery O’Connor [O’Connor, Flannery]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


BRAVA GENTE DI CAMPAGNA

Oltre all’espressione “in folle” di quando era sola, la signora Freeman ne aveva altre due: “marcia avanti” e “marcia indietro”, che usava in tutti i suoi rapporti col mondo. L’espressione “marcia avanti” era potente e regolare come l’andatura di un camion pesante. I suoi occhi non scattavano mai a destra o a sinistra, giravano secondo il volgersi del racconto, come seguendo uno spartitraffico in mezzo alle parole. L’altra espressione l’usava di rado, perché era difficile che dovesse ritirare un’affermazione, ma quando succedeva il viso le si bloccava del tutto, e gli occhi neri avevano un movimento quasi impercettibile, come se indietreggiassero, dopo di che l’interlocutore s’accorgeva che la signora Freeman, per quanto fosse lì, concreta come una catasta di sacchi di grano, non era più presente in ispirito. Quanto a farle entrare in testa qualcosa, in quelle occasioni, la signora Hopewell ci aveva rinunziato. Avrebbe dovuto parlare fino a spellarsi la gola. Non si riusciva mai a indurre la signora Freeman ad ammettere che aveva torto. Se ne stava piantata dov’era, e se si riusciva a farle aprir bocca veniva fuori qualcosa come: “Be’, può darsi di sì e può darsi di no.” Oppure lasciava correre lo sguardo sulla mensola della cucina, dove c’era un assortimento di barattoli polverosi, e osservava: “Vedo che non ne ha mangiati molti dei fichi che ha messo giù l’estate scorsa.”

Le due signore trattavano i loro affari d’importanza in cucina, durante la prima colazione. Ogni mattina, la signora Hopewell si alzava alle sette e accendeva il suo radiatore a gas e quello di Joy. Joy era sua figlia, una grossa ragazza bionda con una gamba artificiale. La signora Hopewell la considerava ancora una bambina, quantunque avesse trentadue anni e fosse estremamente colta. Joy si alzava mentre la madre mangiava, entrava pesantemente nello stanzino da bagno e sbatteva l’uscio, e poco dopo la signora Freeman arrivava alla porta posteriore. Joy sentiva la madre gridare: “Avanti!” poi le due donne parlavano per un po’ a bassa voce, inintelligibili dalla stanza da bagno. Di solito, quando Joy scendeva, avevano già finito con le previsioni del tempo e si stavano occupando di una delle due figlie della signora Freeman: Glynese e Carramae. Joy le chiamava Glicerina e Caramella. Glynese, una rossa di diciott’anni, aveva molti ammiratori. Carramae era bionda, aveva solo quindici anni, ma era già sposata e incinta. Non riusciva a tenere giù niente. Tutte le mattine, la signora Freeman riferiva alla signora Hopewell quante volte aveva vomitato dall’ultimo bollettino.

Alla signora Hopewell piaceva dire alla gente che Glynese e Carramae erano fra le più brave ragazze che avesse mai conosciuto, e la signora Freeman una vera signora, che lei poteva portare dappertutto e presentare a chicchessia. Poi raccontava come le era accaduto di assumere i Freeman, e diceva che erano un dono di Dio e che stavano con lei da quattro anni. Li teneva da tanto tempo perché non erano barboni. Erano brava gente di campagna. Aveva telefonato all’uomo che le avevano citato come referenza,



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